Forfetari: uscita dal regime e interrelazioni con il Concordato preventivo biennale

Il passaggio da un regime fiscale ad un altro genera la cristallizzazione di talune criticità nell’ambito del Concordato preventivo biennale (CPB). Queste non si ripercuotono nell’ambito dei liberi professionisti che dovessero decidere di passare dal regime ordinario a quello semplificato (o viceversa), in quanto il regime fiscale nel caso di specie è il medesimo, disciplinato dall’art. 54 del tuir e fondato sul criterio di cassa (salvo le eccezioni specificatamente previste nei successivi commi: ammortamenti, canoni leasing, t.f.r. e spese di manutenzione su immobili strumentali). Se si considera, invece, nell’ambito delle imprese, il passaggio dal regime ordinario a quello semplificato (e viceversa) ma anche e soprattutto il passaggio dal regime forfetario a quello ordinario (e viceversa) si pongono in essere mutamenti rilevanti nella determinazione del reddito (la stessa cosa avviene nell’ambito dei liberi professionisti forfetari). Il D.lgs. n. 13/2024 non prevede, tra le cause di esclusione o decadenza, il passaggio da un regime fiscale ad un altro mentre costituisce, tra le altre, una causa di cessazione del CPB la modifica dell’attività svolta nel corso del biennio concordatario rispetto al periodo che precede il medesimo biennio [artt. 21, lett. a) e 32, per i forfetari]. Pertanto, se un imprenditore individuale transita da un regime contabile ad un altro (nella sostanza) ai fini del CPB si verifica che il calcolo del reddito prospettico si fonda su criteri (applicati storicamente) differenti da quelli che determinano il reddito prodotto soggetto a tassazione preconcordata. Si esaminano le criticità appena segnalate relative all’applicazione del concordato nell’ambito dei soggetti forfetari che, per espressa previsione normativa, aderiscono al nuovo regime di determinazione preconcordata del reddito in via sperimentale.